Home Agricoltura Masserie e pastori a rischio estinzione

Masserie e pastori a rischio estinzione

0

Masserie e pastori a rischio di estinzione

Quelle poche aziende zootecniche, rimaste, sul territorio della Murgia, vivono un momento di profonda crisi, le cause sarebbero da attribuire alla scarsa capacità delle istituzioni di portare sostegno a un settore che si tramanda da generazioni. A questo tipo di attività si sono avvicinati i giovani cercando di portare avanti la tradizione di famiglia; un’impresa lodevole, la loro, se non fosse per il fatto che spesso il lavoro e la vita in questi luoghi, fatti di sacrifici e privazioni, non vengono ripagati in modo adeguato. Fisso degli appuntamenti con alcune aziende per raccontarvi la loro storia attraverso una serie di interviste.

Parto dall’azienda agricola Colavito denominata Masseria Purgatorio. Nel 1960 è rilevata dalla famiglia Colavito di Gravina di Puglia. Nonno Angelo insieme al figlio Michele conduce l’attività per circa quarant’anni per poi lasciarla ai due giovani nipoti, i fratelli Angelo Raffaele e Francesco. La loro attività si basa principalmente sull’allevamento di ovini e capre oltre alla coltivazione di cereali e legumi. Incontro Francesco, il minore dei due fratelli, che mi invita a visitare la sua azienda, vedo un bambino gironzolarmi intorno che cattura la mia attenzione. E’ lì che gioca con un trattore giocattolo simulando il lavoro del padre e dello zio, con stupore resto ad ammirarlo assalito dai ricordi della mia infanzia. Una riflessione è dovuta e penso: “Caspita! Ci sono ancora bambini che si divertono con così poco in un’epoca dove gli smart-phone imperversano e i nostri figli sono sempre più rimbecilliti dai social e videogames”. Felice per lui riprendo il mio giro con Francesco e inizio a fargli un po’ di domande mentre il belato degli agnelli fa da sottofondo alla nostra conversazione.

Su quanti ettari si sviluppa la vostra azienda?

Sono circa 180 ettari suddivisi tra me e mio fratello Angelo Raffaele di cui una parte è destinata al pascolo e l’altra a seminativo (biada, fieno, orzo, grano e lenticchie).

Qual è la vostra attività principale?

Allevamento di ovini e qualche capra.

Quanti capi conta la vostra azienda?

Circa 250 tra pecore e capre, questo numero appartiene agli ultimi anni perché prima i capi ammontavano a 500.

A cosa è dovuto questo dimezzamento del vostro allevamento?

La causa è da attribuire al deprezzamento, sia del latte che delle carni, avvenuto negli ultimi anni dovuto all’importazione degli stessi dai paesi europei, soprattutto dell’est, dove i prezzi sul mercato sono molto più bassi e quindi più competitivi con i nostri. A questo vanno aggiunte anche le normative a cui abbiamo dovuto adeguarci comportando un forte aumento dei costi di gestione senza un congruo ritorno economico. 

Reperire la forza lavoro in questo settore è difficile?

Sì, purtroppo non è facile trovare disponibilità da parte dei giovani italiani, ma è comprensibile, perché la vita del pastore è dura ne sappiamo qualcosa io e mio fratello che ci priviamo spesso del calore delle nostre famiglie per poter rimanere qui ad accudire il nostro gregge.

Ritieni che le istituzioni vi siano vicine per affrontare le vostre problematiche?

Purtroppo no, ci sentiamo abbandonati e non tutelati.

Cosa vi spinge ancora ad andare avanti?

 Il rispetto per mio padre e mio nonno che ci hanno trasferito questa passione seppure non confortata da risultati positivi.

Consiglieresti a tuo figlio di intraprendere questo lavoro?

A malincuore devo dire di no, rischierei di sentirmi responsabile per aver proposto a lui di dare continuità a questo tipo di attività dal futuro molto incerto.

Il nostro incontro finisce qui; siamo ai saluti mentre quel bimbo vispo e pieno di gioia continua a giocare col suo bel trattore.

Continua il mio tour tra le aziende zootecniche del territorio murgiano ed incontro Valerio Tarantini, non ho bisogno di visitare l’azienda, la conosco come le mie tasche, anni fa ci portavo i miei figli felici di apprezzare il contatto con la natura, la visita agli animali (pecore, capre,  galline e asini) era d’obbligo. Chiedo subito a Valerio di raccontarmi la loro storia: “L’azienda nasce ai primi del novecento da nonno Michele e il papà Antonio, dopo circa un secolo passa a me che conduco con mia madre”. Anche qui vedo giocare dei bambini, sono i suoi nipoti di Valerio; la cosa mi rende felice vorrei fermarmi a parlare con loro ma il tempo stringe e devo incontrare un’altra azienda, iniziamo così la nostra breve intervista.

Che tipo di attività svolge la tua azienda?

La nostra attività principale è l’allevamento di ovini per la produzione del latte oltre alla coltivazione di foraggio su una superficie di 30 ettari.

Quanti capi ovini sono presenti in azienda?

Circa 250 ovini più alcune capre e asini  ma, aggiungo, dieci anni fa l’azienda ne aveva 600.

Valerio ho appena visitato un’altra azienda e anche lì mi hanno parlato di una riduzione del numero dei capi ovini nel corso degli anni, chiedo anche a te perché?

I motivi sono più che noti, il basso prezzo attuale di vendita, sia del latte che della carne, non ci permette di coprire le spese di gestione. Anni fa la situazione era diversa; grazie alla presenza del Caseificio Pugliese conferivamo lì  il nostro latte e il suo valore era decisamente superiore. Il caseificio purtroppo è fallito non certo per il mercato ma piuttosto per una inadeguata amministrazione, e dopo la chiusura per molte aziende la situazione è diventata drammatica. Abbiamo dovuto correre ai ripari realizzando dei piccoli laboratori per produrre formaggi di pecora e poi venderli casa per casa a prezzi bassissimi. Ci è sembrata la soluzione più immediata anche perché le pecore devono essere munte altrimenti vanno in sofferenza.

Si intravede qualche spiraglio positivo per il futuro?

Non sono molto ottimista, le istituzioni latitano ci sentiamo abbandonati e molti di noi, anzi quei pochi rimasti, sono sfiduciati.

 Oggi il vostro latte che fine fa?

Grazie alla nascita di un caseificio privato coratino (Puglia sapori e dintorni) abbiamo ripreso a conferire lì il nostro latte. E’ un piccolo segnala ma ci conforta.

Anche a te, come ho già fatto con Francesco Colavito, chiedo se proporresti mai a tuo figlio d’intraprendere questo tipo di attività.

Se ragiono con il mio cuore ti rispondo di sì soprattutto per il rapporto con la natura e la genuinità di questo luogo ma, se faccio prevalere il mio cervello, dico di no. Al momento, per fare impresa e creare reddito, non ci sono le giuste condizioni.

Termino qui il mio incontro con Valerio gli do una pacca sulla spalla e gli dico di tenere duro, anche se in cuor mio so che non è facile.

Giungo a destinazione per la mia ultima intervista, mi trovo in una zona semi collinare nel pieno parco dell’Alta Murgia che presenta un panorama mozza fiato, da un lato vedo il nostro fantastico Castel del Monte in tutta la sua magnificenza dall’altra la masseria Torre di Nebbia di proprietà del avvocato Michelangelo De Benedittis fratello di Franco che da qualche anno, dopo un attento restauro, ospita ricevimenti ed eventi. Il dott. Franco De Benedittis,  proprietario della masseria Torre di Neglie, mi riceve nella sua azienda zootecnica, è una delle più grandi presenti sul nostro territorio. Appena entrato avverto una sensazione di pace e benessere, fanno da cornice a questa bellissima location alberi secolari di querce, di fronte mi ritrovo un uomo che indossa ancora i suoi panni da lavoro; mi dice che stava accudendo i suoi animali, questo il suo principale compito all’interno della sua azienda. Inizia così la mia visita nella struttura dove sono presenti vari tipi animali come: pecore, agnelli, capre, asini, mucche, cavalli  e galline e dopo aver terminato il nostro giro, ci accomodiamo all’interno della sua masseria ristrutturata che a mantenuto il suo completo stile architettonico, per la nostra breve chiacchierata.

Quando hai deciso di diventare imprenditore agricolo/zootecnico?

La mia storia inizia da bambino quando mio padre nel 1960 decise di acquistare questa masseria (Torre di Neglie) nel territorio dove da più generazioni la famiglia era già proprietaria della masseria Torre di Nebbia, fin da subito ho avvertito un forte legame con questa terra non a caso ho perseguito gli studi per diventare agronomo in modo da apportare a questo tipo di attività un valore aggiunto affinando la mia conoscenza in materia.

Quali sono le attività principali di questa azienda? 

Soprattutto l’allevamento di bestiame come ovini e in minima parte bovini, ma non per ultimo la coltivazione del mandorlo varietà Filippo Cea oltre a cerali e foraggio per uso aziendale.

Durante la visita mi dicevi che l’azienda in passato aveva oltre 700 capi di ovini, oggi ne vedo molti di meno come mai?

Fino agli anni 90 possedevo 750 capi di ovini e producevo all’incirca 1500 litri di latte. mentre oggi solo 200 litri. Varie sono state le cause del decremento, in primis il fenomeno dell’abigeato, Fu proprio in quel periodo infatti che subii per ben tre volte i furti di bestiame, una vera rapina a mano armata da parte dei malfattori. Un’esperienza che non auguro a nessuno e che ancora oggi  porto dentro di me, pensai addirittura di chiudere la mia azienda ma poi, preso dal mio orgoglio e soprattutto dalla passione che mi lega a questo territorio, decisi con non poche difficoltà di andare avanti. Dopo un periodo apparentemente tranquillo ci fu il colpo di grazia con la chiusura del Caseificio Pugliese per cui la difficoltà a conferire il latte prodotto mi spinse a ridurre il numero degli ovini. Oggi sono circa 200 i capi destinati solo alla vendita di carni anche se i prezzi del mercato attuale sono al di sotto del valore reale.

Hai mai pensato di diversificare la tua attività introducendo nuove colture o utilizzare la tua struttura in altro modo?

Certo da qualche anno ho impiantato il mandorlo varietà Filippo Cea, l’azienda è a disposizione per attività didattiche e la masseria è una location scelta per l’organizzazione di eventi privati (compleanni e altre ricorrenze).

Saluto il dott. Franco De Benedittis e mi accingo al ritorno, in macchina il mio pensiero è ancora fermo a quell’uomo che ho appena intervistato, l’immagine di un uomo pieno di passione e generosità con gli occhi luccicanti di commozione che, a tratti, ha messo a dura prova anche la mia emotività.

Articolo precedentePolisportiva Nuova Matteotti Corato
Articolo successivoSistri, il più grande flop tecnologico, targato Finmeccanica

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.