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ANDRIA – Coronavirus: cos’è cambiato in città dopo l’ultimo decreto? – Intanto salgono a 8 i casi ufficiali, 2 i sospetti e 1 decesso (foto)

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E’ stato ufficializzato questa mattina, dall’Istituto Spallanzani di Roma, l’esito del test relativo all’88enne andriese deceduto la scorsa notte, nel reparto Malattie Infettive dell’Ospedale di Bisceglie, risultato positivo al Coronavirus.

In un primo momento l’uomo è giunto in pronto soccorso, presso l’Ospedale Bonomo di Andria, con pregresse patologie respiratorie manifestando alcuni sintomi riconducibili al Coronavirus, da qui la decisione di trasferimento al nosocomio biscegliese, dove purtroppo il quadro clinico era già compromesso.

Inevitabile l’obbligo di quarantena per i familiari e le persone entrate in contatto con l’88enne. Si tratta del primo caso di decesso ad Andria. Intanto, sono saliti a 8 i casi ufficiali di contagiati, a cui si dovrebbero aggiungere altri 2 in attesa del tampone di seconda istanza.

Ma cos’è cambiato in città in seguito all’emanazione dell’ultimo decreto dell’8 marzo, recante le ulteriori misure straordinarie e urgenti?  Immediata la reazione del dirigente del Settore Vigilanza e Osservatorio, che ha disposto la sospensione del mercato nel turno settimanale con eventuale turno di recupero.

Successivamente, il Commissario Prefettizio ha disposto un’ordinanza sulla regolamentazione e limitazione degli accessi agli uffici pubblici, consentita esclusivamente per servizi, atti e procedure urgenti non rinviabili, previo appuntamento telefonico.

Per le vie cittadine le autovetture della Polizia Locale e delle organizzazioni di volontario della Protezione Civile, stanno circolando diffondendo un messaggio audio nel quale si invita l’intera cittadinanza a rispettare le misure anticontagio. Inoltre, è stato istituito un Numero Verde 800283233 (dalle ore 9/12 alle ore 17/20) per l’assistenza domiciliare rivolta ad anziani ultrasessantacinquenni e ai cittadini andriesi in quarantena.

Come hanno reagito gli andriesi? Numerosi i moniti e messaggi di sensibilizzazione da parte dell’intera comunità per indurre a restare il più possibile dentro casa, consentendo l’uscita solo per motivi di lavoro e di approvvigionamento alimentare e/o farmaceutico. Una maggiore consapevolezza inizia a diffondersi tra i cittadini, che circolano dotati di mascherine sul volto, guanti e cercano di mantenere una distanza di sicurezza di almeno un metro.

Diverse le attività di ristorazione che, pur chiudendo la vendita al pubblico, hanno deciso di offrire ai loro clienti il servizio a domicilio. Saracinesche abbassate per tutte le altre attività “fino a data da destinarsi” si legge scritto sui cartelli apposti all’esterno degli esercizi commerciali. Mentre, interminabili sono le file dei clienti davanti ai supermercati, fruttivendoli, panifici, tabaccai, etc…

Il volto della città è decisamente cambiato. Le strade sono vuote, poche le macchine in circolazione, i parchi comunali sono frequentati da qualche cittadino solitario che insieme a qualcun’altro, passeggia frettolosamente per le vie cittadine, auspicando in cuor loro il ritorno alla normalità nel più breve tempo possibile.

 

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