Home Coronavirus I parametri dei colori di rischio sono sempre oggettivi?

I parametri dei colori di rischio sono sempre oggettivi?

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Puglia in arancione per la ritardata trasmissione dei posti disponibili di terapia intensiva

 

Da quando, con il DPCM del 3/11/20, in vigore dal 6/11/20, sono stati istituiti i colori delle fasce-rischio, i parametri basati su vari algoritmi matematici, dovrebbero essere oggettivi.
Tra questi, il più importante è quello RT, che rappresenta la capacità di un singolo, di trasmettere il virus ad altre persone, in una determinata area geografica: oltre l’1,25 (implica la zona rossa), tra 1 e 1,25 (zona arancione), sotto l’1 (zona gialla). La zona bianca necessita dell’RT sotto l’1 e meno di 50 casi ogni 100.000 abitanti (max 2.000 in Puglia, max 24 a Corato).

Ma è sicuro che tutti gli altri parametri siano oggettivi e non dipendano anche dai tempi in cui vengono trasmessi i dati?

Ne sa qualcosa la regione Puglia e soprattutto ristoratori, baristi, attività ricreative e commercianti al dettaglio, specie in periodo di saldi. Detto che l’indice RT la scorsa settimana era sotto l’1 è, a quanto pare, per uno di questi parametri che la regione Puglia sia rimasta arancione, ossia per l’aggiornamento dei posti disponibili per le terapie intensive effettuato nel pomeriggio di venerdì, poche ore dopo la comunicazione al Ministero della Salute.
Ed è stato proprio questo dato, al netto dell’aggiornamento, a far propendere la bilancia in favore della zona arancione.

Eccesso di zelo, lentezza burocratica o volontà politica di rimanere nella fascia di limbo arancione, come già aveva annunciato il governatore Emiliano?

E di qui le proteste degli esercenti, che intanto non possono ricevere visite fuori comune e non solo. Ma come ci dice un noto titolare di bar, sul viale dell’estramurale coratino “una cosa è essere aperti in zona arancione, un’altra in zona gialla“, perché come conferma invece un ristoratore “nel 1° caso è possibile solo l’asporto, nel 2°, col servizio in sede, cambia dalla notte al giorno“.

Ulteriore pioggia sul bagnato.

Certo, il segnale non deve essere del “liberi tutti”, ma ormai queste attività sono allo stremo, chiuse per circa 200 giorni nell’ultimo anno, mentre nei casi di palestre e centri sportivi la sosta salirà ad inizio marzo a poco meno di 9 mesi su 12, con ristori che mancano da novembre,  a mala pena sufficienti per pochi giorni.

L’uscita dal tunnel dipende molto dalla somma dei comportamenti individuali, ma è probabile che l’apertura di locali e ristoranti, con i giusti protocolli e l’allargamento degli orari di libertà, spalmi e limiti gli assembramenti, ma soprattutto rilanci l’economia e renda giustizia oggettiva a parametri non rimodulati che meritavano il colore giallo già da questa settimana.

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