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Giustizia svenduta – il 13 maggio i protagonisti della vicenda incroceranno le loro dichiarazioni

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Di Vincenzo Rutigliano

La prova del nove è per il 13 maggio, per lunedì 13 maggio quando i personaggi chiave dell’inchiesta sulla giustizia svenduta – l’ex Pm della procura di Trani, Antonio Savasta, l’imprenditore coratino Flavio D’Introno, l’ex-Gip, Michele Nardi, l’altro ex-Pm di Trani, Luigi Scimè  e il poliziotto Vincenzo Di Chiaro – incroceranno le loro dichiarazioni dinanzi al Gip di Lecce , Giovanni Gallo.

Dopo i primi arresti di gennaio l’inchiesta ha fatto un solo passo avanti con il coinvolgimento ufficiale di un altro ex Pm della procura di Trani, Luigi Scimè, oggi in servizio come giudice di corte di Appello a Salerno, accusato di corruzione.

L’incidente probatorio del 13 maggio servirà a far luce tra le mille versioni emerse: Savasta ha infatti raccontato di aver dato 10.000 euro a Scimè; lui invece ne ha presi in tutto 120.000, conti che però non tornano perchè D’Introno dice di aver dato 100.000 euro a Scimè.

La Procura di Lecce invece dice che Savasta ha preso in tutto 300.000 euro.

In questa contabilità del malaffare, in questo tira e molla di cifre “carta vince carta perde”, ognuno cerca di precisare la propria posizione: così Scimè dice che “non è vero niente”, la sorella di Savasta dice che “io non c’entro con l’indagine”, D’Introno dice “no Scimè lo pagai io a Milano” e poi per la  “Vicenda Tarantini 60.000 euro, 30-40.000 euro per  la ristrutturazione della palestra del cognato di Savasta“.

Insomma un fiume di soldi nel quale ci sarebbero pure  “i 200 eccetera per Nardi“, l’altro magistrato tuttora in galera a Lecce, mentre Savasta è ai domiciliari a Barletta. Cosa dire?

Un verminaio infinito come lo abbiamo definito qualche settimana fa, quando sembrava non dovesse conoscere confini e travolgere un mare di colletti bianchi ed altri imprenditori. Il 13 maggio l’inchiesta potrà fare un autentico salto in avanti e chiarire meglio i ruoli.

Operazione più che necessaria perchè la responsabilità di alcuni non può essere la responsabilità di tutti.

La procura di Trani conta infatti decine di magistrati e soltanto alcuni, da almeno 10 anni, sono sempre stati più o meno chiacchierati tra insinuazioni, mezze voci, nulla di provato però.

Poi il D’Introno decide di parlare e ricostruisce un periodo di corruzione a go go di quasi 5 anni, tra il 2014 ed il 2018 ed il banco salta, per così dire.

Si ricostruiscono vecchi episodi, tornano alla memoria vecchie inchieste come quella dei Casillo e dei Ferri, molto vecchie nel tempo, conclusesi diversamente  (per i Ferri con assoluzioni in Cassazione per prescrizione dei reati) e nelle quali si poteva pure decidere di sottrarsi al ricatto corruttivo e assumere il ruolo di concussi.

Resta da chiarire anche il perimetro temporale nel quale si muovono le ammissioni di Savasta che, in termini di strategia difensiva, potrebbe aver riempito i 3 verbali di confessioni rese dinanzi alla procura di Lecce, ricostruendo il tutto con un occhio alle date dei fatti ed un altro al conto delle prescrizioni, delle  pene e degli sconti previsti per i reati contestati.

Tutte supposizioni,ovviamente, che il 13 maggio dovranno trovare qualche conferma o smentita.

Tutto allora aggiornato al 13 maggio in quella stessa procura  salentina che pure a dicembre scorso aveva fatto pulizia con l’arresto di un suo magistrato, senza che questo potesse far parlare di un sistema Lecce, come invece è avvenuto per Trani per il gran numero delle persone coinvolte.

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