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La CoArt Gallery non si arrende: “Lanciamo il nostro grido di dolore per lo stato di “abbandono culturale” della città”

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Il nove marzo 2012, si aprono le porte della CoArt Gallery dichiarando la prospettiva polifonica e multimodale con cui avviare una narrazione artistica ibrida e complessa.

Un contenitore culturale dedicato all’arte contemporanea con una diversità di linguaggi, luogo di scambio di informazioni, contatti, esposizioni, sperimentazione e ricerca.

L’idea di un curatore d’arte prende forma con quattro amici, uniti dalla stessa passione, che decidono di aprire uno spazio no-profit nella città di Corato con il sostegno e lungimiranza culturale della famiglia Cannillo e di un contributo per la comunicazione da parte dell’azienda Granoro (come ricordato nelle pagine del libro “Attilio Mastromauro e la sua straordinaria impresa – Storia della Granoro”).

A seguito di una mostra collettiva “Espiare”, allestita presso l’ex Convento dei Padri Domenicani a Ruvo di Puglia, le sale della galleria ospitano la prima mostra dal titolo “Contaminare”.

Dal primo appuntamento son passati otto anni proponendo mostre personali e collettive nei propri spazi, collaborazioni con musei, fondazioni, festival, gallerie d’arte, associazioni culturali, proponendo laboratori, talk, interventi site-specific in tutta la città, dai sotterranei alle pubbliche piazze, incontri nelle scuole, visite guidate, aprendo luoghi d’interesse storico-artistico chiusi da troppi anni e offrendo una nuova possibilità di fruizione con l’arte contemporanea. Tutto questo con ristrettezze economiche.

Una programmazione così ampia resa possibile grazie all’autofinanziamento dei soci, aiuti tecnici da parte dei privati, solo in un paio di casi piccoli interventi pubblici e con la fondamentale collaborazione della “tribù” dell’arte: artisti, giornalisti, galleristi, curatori e critici d’arte.

Nel corso degli anni si decide di far uscire l’arte e la critica dai propri spazi e di connettersi con la comunità intorno, in un’idea che definiamo di “arte pubblica”: l’arte che incontra i cittadini, che incontra gli altri, che non si accontenta degli addetti ai lavori, ma vuole far sì che la cultura diventi un fenomeno di confronto e di crescita collettiva.

La CoArt Gallery si prende cura della propria comunità con laboratori dedicati ai più piccoli, coordinati con le autorità e con figure professionali che si occupano della crescita educativa e sociale dei minori, con incontri dedicati alla rigenerazione umana, mostre di denuncia ecologica, mettendo al centro dell’attenzione l’uomo e lo spazio che lo circonda, ampliando l’offerta culturale della città e favorendo le attività collaterali per la ristorazione e le strutture ricettive.

Nel tempo, con un lavoro quotidiano e lasciando sempre accesa una luce di cultura e speranza in una piazza del centro storico, molto spesso abbandonata al proprio destino, arrivano i riconoscimenti dalle testate nazionali, dalla critica, dalle riviste di settore, le prime pubblicazioni e la produzione di documentari.

La CoArt Gallery diventa riferimento sul territorio per l’arte contemporanea e sperimenta percorsi esperienziali in un continuo sconfinamento tra le arti.

In questo determinato periodo storico ci troviamo ad affrontare una realtà difficile e complessa. Nel pieno rispetto delle regole, la CoArt Gallery ha sospeso tutte le attività e si ritrova ad affrontare l’epidemia economica che mette a rischio l’intero settore della cultura, in un momento di valutazione per una nuova programmazione e per un nuovo contenitore dopo la chiusura della vecchia sede.

La volontà è di non piegarsi al sistema virtuale o di dedicare le proprie attenzioni alle rivisitazioni del passato, non basta caricare contenuti on-line, non bastano le visite virtuali o addirittura pensare ad una Netflix per la cultura, ma è necessario immaginare altri contenuti e altre forme di fruizione. Ci troviamo in un periodo di una nuova sfida culturale ed è fondamentale distinguere l’intrattenimento, lo spettacolo, dal termine cultura come forma di pensiero visivo.

Soffermandoci a Corato, dedichiamo le nostre attenzioni e lanciamo il nostro grido di dolore per lo stato di “abbandono culturale” della città: il Museo della Città e del Territorio chiuso da quasi un anno, i siti archeologici dimenticati e ci chiediamo cosa ne sarà del Teatro Comunale dal 15 giugno (data per la riapertura dei teatri). Tramite il nostro curatore d’arte Alexander Larrarte, abbiamo proposto la convocazione urgente di un “tavolo tecnico” a Giusy Caroppo “direttore artistico del Circuito del Contemporaneo Puglia”.

Dovremmo ripartire da questi luoghi, ripensando gli spazi, creare un nuovo rapporto contenuto-contenitore. Non dobbiamo lasciare nell’oblìo la nostra storia e identità, ma dobbiamo preservare e tutelare i nostri beni, promuovere un dialogo tra arte antica e contemporanea e creare una nuova realtà con una visione del futuro, sostenendo chi, in quei luoghi, esercita il diritto alla propria esistenza.

Alla luce delle sofferenze di questi giorni, la CoArt Gallery ha atteso i tempi per la ripartenza prima di avviare la comunicazione dedicata agli otto anni di attività e invita tutti ad un atto di coraggio: fondi e investimenti pubblici per una programmazione culturale strategica a lungo raggio, sostenibilità sociale d’impresa, collaborazione tra enti, ridurre i tempi d’attesa di una burocrazia troppo lenta e farraginosa.

Affrontando tutte le difficoltà, la CoArt Gallery garantirà una programmazione ripartendo dalla presentazione del documentario sperimentale girato dai visitatori e diretto dal regista Paolo Strippoli per la mostra “Miracle”.

Ritorneremo a prenderci cura della comunità degli artisti, dei visitatori, della comunità territoriale. Non possiamo e non dobbiamo fermarci ora.

 

 

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