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La Corato che fu – la nostra città un tempo modello…E oggi?

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Tra il mare Adriatico e le colline murgiane sorge la nostra amata città, fondata su una economia legata principalmente alla terra e ai prodotti di alta qualità che ne produce (olio, vino e tanto altro).

Capita spesso di ascoltare i nostri saggi anziani che raccontano come, attraverso il loro duro lavoro nei campi, un tempo riuscivano a mantenere con quella misera paga un’intera famiglia.

In molti casi si trattava di famiglie numerose in cui le nostre nonne e le nostre mamme mettendo da parte i loro piccoli risparmi riuscivano anche a realizzare il corredo per i propri figli, una tradizione d’obbligo.

Finanziamenti, assegni e cambiali non facevano parte del loro vocabolario; chiedere soldi in prestito era quasi una vergogna. Si investiva solo se i soldi erano in casa e una semplice stretta di mano era sufficiente a sancire e rispettare un contratto, più di ogni firma.

Fondamentale era l’educazione dei propri figli che, in molti casi, oltre a frequentare la scuola nel pomeriggio o durante le vacanze andavano a “fare i garzoni” nelle varie botteghe. “Bisogna imparare il mestiere”: dicevano i nostri padri.

Sprecare il cibo era peccato grave e la carne in tavola si vedeva solo la domenica, la cosiddetta domenica del ragù.

L’ospitalità era sacra, infatti, nei mesi estivi quando arrivavano i nostri parenti emigrati (Francia, Venezuela, Torino e da altri luoghi del mondo), nessuno si sottraeva ad accoglierli nella propria umile abitazione, quasi sempre semplici “magazzènnere”, cercando di dar loro la massima accoglienza.

Era una vita piuttosto semplice contraddistinta da quei valori che portava la nostra città ad essere apprezzata da molti comuni limitrofi e non.

Seppur qualcuno, da fuori, ci additava di avere il “braccino corto o di essere molto conservatori” quando alla domanda: “di dove sei”? rispondevamo con orgoglio: “sono di Corato”; immancabilmente asseriva: “brava gente, lavoratori, uomini di parola, onesti e leali”.

Tanti sono stati i coratini che fuori dal nostro paese si sono distinti per le loro capacità professionali ed imprenditoriali portando in alto il nome della nostra città.

Negli ultimi decenni però anche noi, come gli altri, ci siamo fatti prendere dalla smania di successo.

È vero sì che Corato negli ultimi decenni ha visto la nascita di molte imprese, creando nuovi posti di lavoro e soprattutto reddito per molte famiglie tanto da diventare fiore all’occhiello anche fuori dai nostri confini; parallelamente però, in questo contesto, sotto la cenere, covava una politica anomala che dispensava favori, clientelismo e altro.

Il coratino voleva raggiungere quegli obiettivi che altri avevano raggiunto con onestà, sacrificio e professionalità e alcuni, probabilmente, hanno cercato la via più breve, quella basata sulla conoscenza dei personaggi di spicco che in cambio di consensi e vantaggi personali concedevano, forse, benefit e privilegi.

La città ha iniziato ad apparire per quello che fino a qualche tempo prima non era e tra mega concerti e restyling estetici, il paese perde i propri principi e valori, in alcuni casi, perde anche la propria dignità.

I sacrosanti diritti diventano eccezioni. Autorizzazioni, appalti, concessioni e tanto altro sembrano andare solo in alcune direzioni.

Il quadro che appare alla luce delle ultime vicende giudiziarie che ha investito come uno tsunami il nostro paese non ha fatto altro che far emergere quelle indiscrezioni che da tempo giravano nei corridoi, in prima persona voglio esprimere un mio pensiero: “di sicuro non ho la soluzione a questo male ma una cosa è certa il tumore va estirpato”.

Noi seppur non abbiamo mezzi importanti a disposizione cerchiamo comunque di fare del nostro meglio, certo prendere le distanze da questi ultimi avvenimenti o limitarsi a una mera cronaca di routine, forse, sarebbe stato meglio ma purtroppo quando abbiamo deciso di pubblicare i nostri mezzi era nostro intento fornire fin da subito un’informazione completa scevra da ogni condizionamento.

I nostri articoli possono piacere o meno ma di certo siamo fieri di poter dire ad alta voce: “siamo uomini liberi”.

 

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