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Salviamo il coratino dal provincialismo dei coratini

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Editoriale

di Michele Varesano

 

“Tutto il mondo è paese”  

Questa è la classica frase, spesso usata a conclusione di un discorso per indicare che tutti noi, da Nord a Sud, da Est a Ovest, siamo accomunati dagli stessi difetti, perché la natura umana stessa lo prevede.

Indica una forma di rassegnazione perché non ci sono speranze per cambiare.

È inutile lamentarsi e combattere; quello che accade a noi, succede perché accade anche agli altri.  “Siamo proprio sicuri che sia così o è solo un semplice modo per giustificare i nostri  limiti? ”.

Noi siamo quelli che, se viene riportato un pettegolezzo su qualcuno, non lo smentiscono piuttosto lo alimentano rincarando la dose.

Noi siamo quelli che, sulle disgrazie altrui, mostrano solidarietà ma poi ricamano alle spalle.

Noi siamo quelli che giudicano gli altri senza guardare ciò che accade tra le loro mura.

Noi siamo quelli che condannano ancor prima che si conosca la sentenza.

Noi siamo quelli che non conoscono ma sanno di tutti. Noi, se ci sentiamo intellettuali, ci riteniamo unici tutori della verità e dimentichiamo che l’intelligenza non è data dalla dottrina ma dall’esperienza e dal confronto con la diversità.

Noi, se assistiamo al successo di un’impresa,  diciamo che ci sarà sicuramente dietro qualcosa di strano perché siamo  vittime dell’invidia sociale.

Noi siamo quelli che, nei rapporti di lavoro, non riconoscono le capacità professionali altrui  perché si sentono sempre i migliori; noi siamo individualisti.

Noi siamo quelli che, se si lasciano sedurre dal politico di turno dando il proprio consenso in cambio di favori, non lo ammettono.

Noi siamo quelli che vivono di apparenza e non di sostanza.

Noi non siamo come gli altri perché viviamo in un contesto socio-culturale diverso. Semplicemente, siamo provinciali.

 

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