Home Cronaca Le dichiarazioni della super testimone Marianna Capogna fanno tremare altri personaggi coratini

Le dichiarazioni della super testimone Marianna Capogna fanno tremare altri personaggi coratini

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Ieri 19 febbraio si è celebrato presso l’aula del Tribunale Penale di Lecce l’udienza del processo denominato “Sistema Trani” – Ascoltati i testimoni Marianna Capogna e Filippo Ferri.

Ad aprire l’udienza davanti al Presidente Pietro Baffa è stata la superteste Marianna Capogna che all’epoca dei fatti era la compagna di Tommaso Nuzzi ritenuto il braccio operativo dell’imprenditore coratino Flavio D’Introno.

Sottoposta per più di tre ore alle domande del pubblico ministero Roberta Licci e dell’avvocato Domenico Mariani, legale difensore del giudice Michele Nardi, la Capogna ha dovuto ricostruire gli oltre dieci anni trascorsi col compagno Nuzzi, amico e socio in affari illeciti (usura e altri crimini) col D’Introno, sui fatti che erano a sua conoscenza.

La teste Capogna alle domande del PM risponde descrivendo minuziosamente i fatti a cui lei era presente o che il Nuzzi le riferiva:

“Il mio compagno Nuzzi e Flavio D’Introno spesso si incontravano a casa nostra e anche in mia presenza parlavano tranquillamente dei loro affari illeciti e soprattutto delle vicende giudiziarie del D’Introno, lo stesso, vantando di avere amicizie tra i magistrati del Tribunale di Trani che gli stavano risolvendo alcuni processi a suo carico, i loro nomi erano Nardi e Savasta, aggiungendo che tutto ciò gli stava costando un sacco di soldi. In molte occasioni ho visto Il D’introno arrivare a casa nostra con somme di denaro importanti, banconote di grosso taglio, soldi questi destinati nella maggior parte dei casi ai due magistrati. Ritornando agli incontri che si tenevano nella nostra abitazione il D’Introno non era l’unico a frequentarla, alcune volte venivano anche il poliziotto Vincenzo Di Chiaro e altri suoi colleghi del commissariato di Corato tra cui Palmentura (già tra gli indagati) e G.C. oltre a Michele Valente (anch’egli già indagato). Nei vari incontri si verificavano episodi strani, l’ispettore Di Chiaro forniva al mio compagno Nuzzi attrezzi utili ad effettuare furti di auto e appartamenti che il poliziotto reperiva direttamente dal commissariato di Corato, arnesi provenienti da sequestri effettuati precedentemente che invece di essere distrutti venivano recuperati dallo stesso Di Chiaro e proposti al Nuzzi dietro compenso in denaro. Un altro episodio di cui sono venuta a conoscenza è stato quello di un furto in abitazione dove il mandante era D’Introno e la vittima un suo cugino (secondo indiscrezioni qui si parla anche di un probabile sequestro di persone) tra gli altri episodi c’è anche quello dell’aggressione e violenza da me subita da parte del mio compagno Nuzzi in quell’occasione erano presenti Di Chiaro, un suo collega e l’avvocatessa T. T., all’epoca legale del Nuzzi, fui letteralmente picchiata davanti ai loro occhi senza che loro intervenissero in mia difesa, rimasero completamente indifferenti, dopo quelle percosse fui costretta a denunciare l’accaduto ma non fidandomi delle forze dell’ordine presenti a Corato mi rivolsi ai carabinieri di Trani”

Durante le dichiarazioni rese in aula dalla Capogna ha fatto riferimento, inoltre, alla presenza di armi e al consumo di sostanze stupefacenti da parte di alcune figure sopra citate.

Questi sono alcuni stralci rilevanti delle dichiarazioni della teste Marianna Capogna nel prossimo articolo approfondiremo altri particolari resi durante l’udienza e documenteremo la testimonianza di Filippo Ferri.

 

 

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