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Processo “Sistema Trani”: è stata detta tutta la verità? Spunta un nuovo collaboratore

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Un vero e proprio “verminaio“, come l’avevamo già definito, quello che emerge nel processo a carico dei magistrati corrotti del Tribunale di Trani che, con la complicità di uomini in divisa, professionisti, imprenditori e amici mediatori, per molti anni si sono resi responsabili di vari crimini di malaffare come si evince dagli atti della procura di Lecce e dall’attività investigativa dei carabinieri di Barletta; una vera associazione a delinquere volta ad estorcere somme di denaro ai danni di imprenditori locali.

Mentre il processo prosegue al tribunale del capoluogo salentino spuntano nuove rivelazioni. Sembrerebbe che tra gli indagati una figura collegata al testimone e imputato Flavio D’introno abbia deciso di collaborare con gli organi inquirenti che presumibilmente non solo potrebbe confermare le testimonianze dell’imprenditore coratino ma addirittura aggiungere nuovi elementi utili alle indagini, forse non ancora emerse nei vari interrogatori.

Oltre ai furti in abitazioni emerse già durante le attività investigative ai danni di vittime, alcune delle quali presenti nello stesso processo, ci sarebbero episodi criminosi avvenuti tra il 2012/13 come quelli di due attentati con esplosivo ai danni di un edificio in costruzione e di una concessionaria di autoveicoli a Corato.

Un’altra brutta storia che si sarebbe perpetrata per molti lunghi anni potrebbe emergere in riferimento a un presumibile giro di fatture false per svariati milioni di euro emesse da un commerciante coratino con la complicità di un’attività presente nel basso foggiano; società costituite messe in piedi e poi cessate nell’arco di pochissimi anni, sembrerebbe, utilizzando molto spesso le cosiddette teste di legno.

Per dovere di cronaca non sappiamo con certezza se quest’ultima vicenda possa essere utile al processo e soprattutto riconducibile allo stesso, ma che tra le figure presenti nella lista degli indagati ci sia qualcuno a conoscenza non sarebbe da escludere e se tutto trovasse riscontro saranno gli inquirenti a decidere il da farsi.

Un elogio va fatto ai Pubblici Ministeri della Procura di Lecce che fino ad ora, nonostante il difficile compito a loro affidato di giudicare alcuni loro colleghi magistrati che, a quanto pare dagli atti, responsabili di aver macchiato ed offeso la toga, hanno mostrato grande determinazione nell’affrontare questa triste pagina di cronaca giudiziaria senza alcun tipo di condizionamento, a dimostrazione che ci sono anche tanti magistrati che svolgono il loro ruolo in modo esemplare.

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