Home Economia Ma un sospiro non basta contro i prodotti che arrivano dall’Est

Ma un sospiro non basta contro i prodotti che arrivano dall’Est

0

Di Franco bastiani

L’invasione dei manufatti orientali nel nostro Paese, e un po’ nell’intero Occidente, è ormai incontenibile.

Di tutto arriva dalla Cina: abbigliamento, oggettistica varia, monili, mobilio, articoli di sofisticata tecnologia … sembra che non ci sia nulla che dall’Est non possa arrivare, da vendere qui e a prezzi abbastanza modici.

Proliferano nelle nostre città gli store gestiti direttamente da indigeni della terra del Sol Levante: cortesi, disponibili, silenziosi e solleciti.

Nei loro supermagazzini c’è quanto possa servire alla massaia, ai giovani, agli adulti, agli anziani.

E nelle vendite è rigorosa l’osservanza delle norme  in materia fiscale: scontrini rilasciati per ogni piccola spesa, senza possibilità di … qualche dimenticanza.

Insomma, nulla da rilevare neanche dinanzi alla realizzazione di immagini  dei nostri santi  dei quali loro –  gli orientali – non sanno nulla, ignorando totalmente la nostra religione e i nostri culti.

Le imprese locali sono in affanno per i tanti problemi giornalmente dibattuti dai media e derivati a cascata da un’unica fonte: l’assenza di lavoro e l’incapacità persino di inventarselo in presenza di complessi ostacoli che burocrazia e tasse oppongono a chi, dotato di buona volontà, non intende arrendersi alla gravità della situazione.

Una mano alle poliedriche attività degli orientali, cinesi in massima parte, la diamo pure noi: le riproduzioni di statuine di santi innanzi citate, di santi e madonne venerati nelle varie chiese del territorio, non sono forse frutto di richieste (rectius: commesse) e di acquisti da parte di confraternite, di parroci, di rettori ecclesiastici ?

Si vendono questi manufatti,  e pure in abbondanza durante le feste patronali e le ricorrenze  liturgiche che attirano gente !

Qui non vogliamo indagare: non vogliamo indagare affatto su tale commercio, anche perché in un mercato libero e globalizzato, aperto ad ogni lecita contrattazione, non ci sarebbe nulla da obiettare, anzi verrebbe solo da osservare che le cineserie sono ben fatte e i costi risultano più che convenienti.

Ciò su cui vogliamo discettare è altro e presuppone un interrogativo: perché il fenomeno si sta allargando a macchia d’olio nella produzione dei cosiddetti souvenir ?

Perché ceramiche  e ricordini della Puglia devono essere realizzati altrove, seppur con una imitazione ineccepibile e, quindi, con un risultato eccellente ?

Quanto ne perde l’immagine dell’artigianato nostrano e quanto ne soffrono le tasche dei maestri di bottega rinomati  all’estero per la loro abilità e per la loro fantasia ?

E cosa penserebbe un turista canadese se, desiderando di portare a casa un prodotto tipico o un oggettino caratteristico della località visitata, scoprisse che  gli si è rifilato un trullo in miniatura fatto nel Taiwan e non ad Alberobello ?

La questione è delicata e molto seria coinvolgendo quel made in Italy che fino ad ora non poco ha contribuito al pil e ad illustrare il Paese sullo scenario internazionale.

Purtroppo, i rimedi sembrano difficili da trovare e soprattutto da porre in essere stante viepiù la crescente assuefazione dei cittadini all’acquisto del prodotto extra nazionale, favorito da margini di risparmio non secondari in tempi grami.

Un’attenzione particolare si invoca ora per la qualità della produzione delle nostre aziende  che dovrebbe essere portata a più alti livelli con maggior impegno di titolari e di dipendenti: se le cineserie sono copie fedeli degli originali ebbene occorre  quel tocco indefinibile per accentuare la distinzione.

Viene invocato altresì il potere pubblico perché si renda conto della preziosità di  settori di lavoro significativi di una civiltà che non può confondersi o liquefarsi nei circuiti commerciali elettronici,  che sì padroneggiano il mondo, che ostentano una tracciabilità ma che appaiono privi di spirito, cioè senza anima.

Sembra che reggano, nel senso che non temono concorrenza dell’Est, prodotti di una determinata e ricercata  gastronomia, ineguagliabili da parte di alcuno perché sorretti da tradizioni secolari e da mix di ingredienti spesso tenuti segreti.

A Bisceglie si è costituita un’associazione di pasticcerie storiche per la tutela  del sospiro, un dolce prelibato che si gusta … sospirando per quanto piace.

I cinesi ne possono apprezzare l’immensa bontà e … niente altro !

Il sospiro è tutto e solo nostro.

Articolo precedenteLo sport nella nostra città – Un problema o un’opportunità?
Articolo successivoRifiuti: in arrivo il registro elettronico.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.