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Un messaggio di speranza dal prof. Attilio Danese: è possibile cambiare, si può ancora contribuire al progresso sociale e umano.

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Un sabato sera speciale quello voluto dall’ associazione culturale Nuova Umanità , un sabato sera che ha visto gremita la sala della biblioteca comunale di Corato per ascoltare il prof. Attilio Danese, che ha voluto presentare il suo ultimo lavoro “All’ombra del Principe” nella serata del 1 febbraio scorso.

L’iniziativa  si colloca in un progetto ben più ampio di eventi di natura culturale, sociale e ambientale che il direttivo di Nuova Umanità e il segretario Luigi Procacci stanno organizzando: possiamo ricordare il Festival della Legalità a fine settembre, la mostra d ‘ arte a dicembre e la tombolata a scopo benefico nel periodo natalizio.

Attilio Danese, di Teramo, che ha studiato  Pedagogia e Filosofia, ha insegnato Analisi del linguaggio politico, Sociologia , Scienze Sociali, Filosofia alle Università di Chieti, di Teramo, di Roma, e ad altre Università abruzzesi, ha tenuto seminari specialistici in tutta Italia su temi di Sociologia e problematiche famigliari. Ha scritto vari libri per giungere a quest’ultimo, frutto di grande meditazione.

L’incontro è stato presentato da Benedetto Diaferia, che ha presentato l’ospite e ha ricordato i principi statutari di Nuova Umanità, tra cui “la promozione della cultura politica intesa come formazione di una coscienza politica volta alla valorizzazione del bene comune.” L’incontro è stato moderato dalla socia Nica Testino e si è seguito un percorso di ragionamento sulla politica, che ha portato da una analisi sommaria della situazione attuale a delle possibili prospettive che potrebbero davvero cambiare l’Italia. Gli eventi degli anni Ottanta e Novanta hanno segnato fortemente la cultura e il tessuto sociale dell’Italia fino a determinarne quasi una divisione in due, tra chi ha preso le distanze dallo Stato a chi, come un patriota, ha scelto di essere cittadino italiano credendo ancora nella democrazia. Il libro del prof. Danese si presenta molto complesso, che tratta tematiche della società con attualità e con un’analisi approfondita fino ai giorni nostri. Nasce come studio e meditazione conseguenti agli eventi di Mani Pulite e Tangentopoli che avevano luogo mentre l’autore scriveva i suoi libri precedenti.

Nel Cinquecento Machiavelli scriveva “Il Principe” dedicandolo al modello di politica di Lorenzo Il Magnifico ma raccogliendo le esperienze antiche a partire da Ciro il Grande, Serofonte e altri politici dell’antichità. Era evidente la necessità di dover dividere il campo morale dalla scienza politica, che ha l’unico fine di conquistare e mantenere il potere. L’analisi de ‘Il Principe’ contiene un’analisi che può servire anche per fare delle analisi della situazione contemporanea, in cui la qualità della democrazia appare malata, ferita perché il popolo sceglie sempre meno i suoi rappresentanti, segue la propaganda e ci si focalizza sulla leader-anza , con leader non scelti dal popolo ma da altri leader, che tolgono potere alla base.

Altro aspetto importante è la mancanza di luoghi in cui discutere di politica, in cui mettersi alla ricerca comune del bene, in cui confrontarsi e ricreare la democrazia ascendente, senza dimenticarsi che la sovranità è di Dio, non del popolo che la esercita in maniera vicaria.

Nell’ epoca della democrazia dei sondaggi, tutto è costantemente monitorato e non viene lasciato spazio alla creazione di una personale consapevolezza politica. Il prof. Danese ha ricordato i pensieri di Aristotele, Platone, Pericle, la politica di Ottaviano Augusto che aveva introdotto gli intellettuali organici.

Anche Orazio, Virgilio, Ovidio avevano determinato la monopolizzazione di un capo che può diventare tirannia.

La politica moderna ha continuato a prendere indicazioni da Machiavelli con Craxi, Berlusconi, dopo le dittature fascista e nazista. Ecco perché le idee e le formazioni politiche attuali possono continuare a svilupparsi all’ombra del Principe, del pensiero machiavellico.

Si può avere speranza, non rassegnazione! Stiamo assistendo alla svalorizzazione della rappresentanza, al taglio del numero dei deputati, ci si sta orientando verso la democrazia diretta, ma sono pericolose le piattaforme digitali che lasciano il popolo fuori dalla partecipazione.  Meglio una democrazia fragile, imperfetta, piuttosto che una dittatura perfetta.

Lo Stato sembra essere diventato un’azienda di produzione piuttosto che di erogazione di servizi pubblici, in nome dell’efficientismo, causando aziendalismo e la privatizzazione iniziata 30 anni fa. Occorre che i politici badino meno al populismo e di più al popolo.

Alla domanda di Nica Testino sulle prospettive per le nuove generazioni occorre contribuire a costruire il futuro con pensiero critico, imparando a parlarne anche in famiglia o nelle piccole comunità, agendo nel solco della speranza che è possibile uscire da questa democrazia sfigurata.

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